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Sant'Eustòrgio, Chiesa di.

Chiesa di Milano. Sorse nel IX sec. sul luogo di un oratorio fondato nel IV sec. da Eustorgio, vescovo di Milano. L'edificio originario che, secondo la tradizione, custodiva i corpi dei re Magi, donati a Eustorgio dall'imperatore d'Oriente Costantino, è documentato nei resti visibili sotto l'abside. Della seconda costruzione (XI sec.) in forme romaniche cluniacensi di influenza borgognona resta solo la parte absidale, a causa delle distruzioni del Barbarossa (1164), che trafugò le preziose reliquie dei re Magi per portarle a Colonia. Nel 1216 la basilica passò sotto la tutela dei Domenicani, ai quali si deve la successiva ricostruzione in forme squisitamente romaniche. Nei secc. XIII-XIV si aggiunsero il campanile (eretto nel 1297-1309 nelle tipiche forme lombarde) e, sul lato destro della chiesa, le sette cappelle gentilizie, che attestano l'importante ruolo a sostegno di S. da parte delle famiglie milanesi (tra cui i Visconti, ricordati anche all'esterno dallo stemma con il biscione che regge il busto di Matteo I Visconti). Nelle cappelle gentilizie sono conservate interessanti sculture, tra cui un sepolcro marmoreo di Jacopino da Tradate e un mausoleo trecentesco di Bonino da Campione. La serie delle cappelle si conclude con il gioiello di S.: la rinascimentale Cappella Portinari (1462-66), che si presenta esternamente costituita da due parallelepipedi in mattoni a vista. Tradizionalmente attribuita all'architetto fiorentino Michelozzo (anche se oggi si propende a riconoscervi l'opera di un lombardo influenzato dallo stile fiorentino), è uno straordinario esempio di committenza borghese ed elemento guida del rinnovamento della cultura figurativa lombarda in direzione rinascimentale. Commissionata dal nobile fiorentino Pigello Portinari, fu affrescata tra il 1462 e il 1466 da Vincenzo Foppa, il più grande pittore lombardo del Quattrocento. I recenti restauri hanno restituito l'originario splendore degli affreschi. Al centro della cappella è collocata l'arca marmorea di San Pietro Martire, opera mirabile del pisano Giovanni di Balduccio (1336-39); il sarcofago, istoriato con scene della vita del santo, è sostenuto da otto pilastri cui sono addossate le figure delle virtù ed è sormontato da un tabernacolo che accoglie la statua della Madonna tra San Domenico e San Tommaso d'Aquino. La facciata di S., in forme neoromaniche, è opera di Giovanni Brocca (1862-65). L'interno è a tre navate (di cui la centrale termina nell'ampia abside), divise in otto campate da grandi pilastri, e coperte con volte a crociera.